Manifestazione antifascista Milano 2025: una città in piazza contro l’odio
Milano non dimentica. Milano non tace.
Sabato 17 maggio 2025, una città intera si è sollevata. Due piazze, due anime, ma un solo messaggio: l’Italia antifascista esiste, resiste e si fa sentire. Non è stata una semplice protesta, ma una dichiarazione collettiva contro il ritorno di vecchi fantasmi travestiti da nuove ideologie. Mentre a Gallarate andava in scena il controverso Remigration Summit, un raduno europeo dell’estrema destra, Milano ha risposto con forza, determinazione e consapevolezza.
Non è casuale che proprio qui, nella città medaglia d’oro della Resistenza, si sia alzata la voce della società civile. Non è retorica: è urgenza. Urgenza di non lasciare spazio a chi vorrebbe riscrivere la storia a colpi di propaganda, odio e slogan mascherati da “patriottismo”.
San Babila, la piazza dell’Italia costituzionale
Nel cuore del centro, a San Babila, oltre 10.000 persone si sono radunate pacificamente. È stato il presidio “ufficiale”, promosso da oltre 70 realtà tra cui ANPI, ARCI, CGIL, PD, AVS, M5S, associazioni laiche e religiose, movimenti sociali e semplici cittadini. Un presidio istituzionale, sì, ma per nulla freddo. Anzi: caldo di partecipazione, di memoria, di futuro.
Sul palco si sono alternati leader politici come Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Maurizio Landini, insieme a esponenti delle associazioni partigiane, testimonianze di migranti, studenti e attivisti. Tra una lettura della Costituzione e un brano dei Modena City Ramblers, il senso della giornata è stato chiaro: “la remigrazione” non è un’idea politica. È una violazione dei diritti umani. È razzismo.
“Siamo qui perché la Costituzione è antifascista. Non è neutra, non è a metà. Prende posizione.”
Queste parole hanno risuonato forte sotto le guglie del Duomo, come una risposta a chi ancora oggi minimizza l’importanza di ricordare.
Largo Cairoli: la rabbia dei collettivi
Parallelamente, un altro corteo si è mosso da largo Cairoli. Più spontaneo, più militante, più eterogeneo. Centri sociali, collettivi studenteschi, attivisti antirazzisti e antifascisti non solo italiani, ma anche francesi e greci, si sono dati appuntamento per un corteo determinato, con lo slogan: “Make Europe Antifa Again”.
L’obiettivo era simbolico: raggiungere il Palazzo delle Stelline dove, secondo alcune fonti, si trovavano sostenitori del summit di Gallarate. Ma l’accesso è stato bloccato dalla polizia, che ha sbarrato l’area tra corso Magenta, via Caradosso e via Leopardi. Qui si sono registrati momenti di forte tensione.
Gli scontri e la repressione
A Milano, sabato, non c’erano solo parole. C’erano anche lacrimogeni, idranti e manganelli. Intorno alle 16:00, le cariche della polizia hanno cercato di disperdere parte del corteo diretto verso il centro. Alcuni manifestanti hanno risposto lanciando fumogeni, petardi e bottiglie. Gli agenti hanno reagito con idranti e lacrimogeni, causando il ferimento di alcuni attivisti e almeno un poliziotto, secondo le fonti ufficiali.
Guarda il video degli scontri:
YouTube – Fanpage.it
Le immagini hanno fatto il giro dei social: giovani colpiti a terra, attiviste strattonate, cariche improvvise. Ma anche cartelli, cori e striscioni che raccontano una generazione che non ci sta a vedere riscritta la storia da chi odia in nome dell’ordine.
“Il fascismo non è un’opinione. È un crimine.”
Il contesto: cos’è il Remigration Summit
Nel frattempo, a Gallarate, si teneva il discusso Remigration Summit. Un evento organizzato da gruppi dell’ultradestra europea con l’obiettivo dichiarato di promuovere la “remigrazione”, ovvero il rimpatrio forzato di migranti non integrati. Un’idea eugenetica e xenofoba, già denunciata da numerosi organismi per i diritti umani.
Tra i partecipanti al summit: il controverso attivista austriaco Martin Sellner (del movimento Identitäre Bewegung), delegazioni dall’estrema destra francese e tedesca, e una lettera di sostegno del generale Roberto Vannacci, candidato alle europee per la Lega.
Un raduno che ha acceso un allarme tra studiosi e attivisti: si stanno legittimando, anche nel nostro paese, teorie suprematiste che in altri contesti hanno alimentato odio, violenza e stragi.
(segue nella parte 2: reazioni politiche, memoria antifascista, collegamenti interni e conclusione narrativa)
Ecco la seconda parte dell’articolo (2/2). Puoi unire le due parti su WordPress per creare un unico post lungo e coerente.
Le reazioni della politica
Il giorno dopo, le reazioni non si sono fatte attendere.
- Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di “professionisti del disordine” riferendosi ai manifestanti, esprimendo solidarietà alle forze dell’ordine per il ferimento di un agente.
- Il vicepremier Matteo Salvini, in una dichiarazione pungente, ha definito la protesta “una sfilata di teppisti e nostalgici della sinistra estrema”. Ha poi ribadito che “la Lega difende i confini e l’identità italiana”.
- Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, invece, ha espresso “forte preoccupazione” per il summit, definendolo “un’iniziativa pericolosa travestita da convegno”, e ha ribadito il valore antifascista della città.
Antifascismo: parola attuale, non del passato
C’è chi ancora pensa che “antifascista” sia un termine del Novecento. Che la Resistenza sia solo un capitolo di storia da studiare alle medie. Ma il 17 maggio 2025 ha mostrato che l’antifascismo è un valore vivo, che prende forma ogni volta che qualcuno decide di non tacere di fronte al razzismo, alla discriminazione, alla repressione.
Non si tratta solo di difendere il passato, ma di immaginare il futuro. Un futuro in cui l’Italia non cede ai deliri dell’estrema destra, alle narrazioni tossiche dell’odio, alle teorie del “noi contro loro”.
Come ha detto una giovane studentessa al microfono in San Babila:
“Noi siamo nati dopo la Resistenza. Ma siamo qui per continuarla.”
La memoria che educa
In piazza c’erano anche bambini con i loro genitori, studenti delle scuole superiori, migranti arrivati da poco, anziani con la bandiera dell’ANPI. Un popolo unito da un’idea: non basta non essere fascisti. Bisogna essere antifascisti.
L’Italia è ancora attraversata da pulsioni pericolose. Le aggressioni razziste aumentano, le campagne mediatiche contro migranti, attivisti LGBTQIA+, femministe, rom, persone con disabilità continuano. Ecco perché serve una resistenza culturale, sociale, politica. Una rete che tenga viva la memoria e costruisca alternative.
Il ruolo delle reti antirazziste
Le manifestazioni di Milano si inseriscono in un contesto più ampio: le reti di solidarietà che ogni giorno agiscono silenziosamente nei territori, contro il razzismo strutturale e le discriminazioni.
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Conclusione: non un giorno, ma un percorso
La manifestazione antifascista di Milano 2025 non è un episodio isolato. È il segno che in Italia c’è ancora chi si oppone, chi reagisce, chi costruisce. Un fronte civile, popolare, trasversale.
Non tutti i media ne parleranno. Non tutte le telecamere erano puntate lì. Ma su Antirazzismo.com, queste storie trovano spazio.
Perché raccontare la verità è un atto politico. E oggi più che mai, è anche un atto antifascista.
Commento:
Questa manifestazione antifascista a Milano dimostra l’importanza di non dimenticare il passato e di combattere per un futuro libero dall’odio e dalla violenza. Le immagini e le reazioni sui social evidenziano una generazione che rifiuta la riscrittura della storia da parte di chi promuove ideologie pericolose. È fondamentale continuare a costruire una resistenza culturale e sociale che contrasti le pulsioni razziste e suprematiste. Come possiamo garantire che queste voci di opposizione non vengano silenziate dai media mainstream?