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lunedì, 19 Maggio,2025
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Il prossimo Papa sarà nero? Il Conclave 2025 e la sfida al razzismo nella Chiesa

Il Conclave 2025 potrebbe segnare una svolta epocale per la Chiesa cattolica

Non solo per la scelta del nuovo Pontefice, ma per ciò che quella scelta rappresenterà: un’apertura reale alla diversità o la conferma di una tradizione eurocentrica? In un mondo in trasformazione, la Chiesa è chiamata a fare i conti con la propria identità, con il passato coloniale e con il presente multiculturale delle sue comunità.


Un Conclave che guarda al Sud del mondo

Il 2025 è un anno spartiacque. Con le dimissioni o la scomparsa di Papa Francesco — a seconda di quando il Conclave sarà effettivamente convocato — la Chiesa cattolica si troverà di fronte a una scelta cruciale: continuare sulla strada dell’apertura ai margini, che il Papa argentino ha rappresentato, o tornare a una linea più conservatrice e geograficamente ristretta.

A livello demografico, la Chiesa cattolica è già da anni spostata verso Sud. Oltre il 60% dei cattolici del mondo vive in Africa, America Latina e Asia. Eppure, la gerarchia ecclesiastica — e in particolare il Collegio cardinalizio — rimane ancora fortemente sbilanciato verso l’Europa.

La domanda è inevitabile: il prossimo Papa sarà nero? E soprattutto, il mondo cattolico è pronto ad accoglierlo?


Chi sono i cardinali “neri” più papabili?

La parola “papabile” è una semplificazione, ma alcuni nomi emergono con insistenza:

  • Cardinale Peter Turkson (Ghana): ex prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, vicino a Francesco, esperto di giustizia sociale e clima. Volto noto, stimato a livello internazionale.
  • Cardinale Fridolin Ambongo Besungu (Repubblica Democratica del Congo): arcivescovo di Kinshasa, francescano, voce profetica contro lo sfruttamento minerario e la corruzione. Ha denunciato apertamente ingiustizie sociali e ambientali in Congo.
  • Cardinale Dieudonné Nzapalainga (Repubblica Centrafricana): giovane, carismatico, impegnato nel dialogo interreligioso con musulmani e protestanti. In un Paese devastato dalla guerra, ha spesso messo a rischio la sua vita per la pace.

Sono uomini di Chiesa, sì, ma anche simboli di un’altra spiritualità cattolica: quella che nasce tra guerre civili, povertà, ingiustizia climatica e disuguaglianze globali.


Il peso del colore: la Chiesa e la razza

Parlare della possibilità di un Papa nero significa toccare un tabù. La Chiesa cattolica non parla mai apertamente di razza, né nel bene né nel male. Ma la realtà è che non c’è mai stato un Papa non europeo (fatta eccezione per alcuni Papi dei primissimi secoli).

La teologia ufficiale predica l’universalismo, ma la struttura ecclesiastica ha spesso replicato dinamiche coloniali: missionari bianchi, gerarchie europee, leadership centralizzata a Roma.

Nel Conclave del 2025 si gioca, simbolicamente, anche una riparazione storica: la possibilità che un uomo africano guidi un’istituzione che, per secoli, ha spesso guardato all’Africa come terra di conquista spirituale, non come fonte di guida.


Il razzismo nella Chiesa oggi: una questione ancora aperta

Mentre molte parrocchie in Europa e in America sono ormai multiculturali, persistono episodi di discriminazione anche tra le mura ecclesiastiche. Sacerdoti neri spesso subiscono atteggiamenti paternalistici; le comunità afrodiscendenti faticano a vedere rappresentate le loro sensibilità.

Nel 2020, durante le proteste globali per George Floyd, Papa Francesco fu uno dei pochi leader religiosi globali a parlare apertamente di razzismo come peccato strutturale. Ma il gesto fu isolato. Il grosso della Chiesa ha preferito tacere.


Un segnale al mondo

Un Papa africano o afrodiscendente rappresenterebbe un segnale potentissimo al mondo, specialmente ai giovani cattolici del Sud globale:

  • che la loro fede non è “secondaria” rispetto a quella europea;
  • che la Chiesa li riconosce non solo come fedeli, ma come leader;
  • che l’antirazzismo non è un tema esterno alla fede, ma parte integrante del messaggio evangelico.

Conclusione: la Chiesa può essere davvero universale?

Il prossimo Conclave sarà, più che mai, uno specchio. Non solo della spiritualità del tempo, ma anche delle contraddizioni della Chiesa cattolica: tra predicazione universale e gestione eurocentrica; tra i Vangeli e il potere.

Forse il prossimo Papa non sarà nero. Ma la sola possibilità, oggi reale, ci obbliga a chiederci perché ci sembri ancora eccezionale.

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