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lunedì, 19 Maggio,2025
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Gli adesivi di Anna Frank: la sottile linea che separa satira e cattivo gusto

La storia è sulla bocca di tutti, tanto che ha fatto il giro del mondo ed è stata riportata dalle maggiori testate internazionali. Non servono, dunque, molte parole per riassumerla.

Lunedì scorso, allo stadio Olimpico di Roma, sono stati ritrovati degli adesivi raffiguranti un fotomontaggio di Anna Frank con la maglia della Roma. L’intento doveva essere quello d’insulatare gli avversari dando loro degli ebrei; il risultato, invece, è stato quello di creare un gran casino… e fare una figura barbina.

La notizia ha avuto una rilevanza tale che il presidente della Lazio (Claudio Lotito), per cercare di calmare gli animi e dissociarsi pubblicamente dalle posizioni degli ultras della sua squadra, ha dovuto compiere un gesto di pace pubblico. Per questo si è recato in una Sinagoga, dove ha lasciato dei mazzi di fiori.

I diretti interessati non hanno riconosciuto la gravità del gesto, hanno parlato di un complotto ai danni della Lazio, di intenti satirici e goliardici non compresi dalla pubblica morale.

Potremmo stare ore a parlare di quanto poco si sia andati avanti, del fatto che, se nel 2017 “ebreo” è ancora considerato alla stregua di un insulto, vuol dire che non l’abbiamo davvero superato, quel periodo.

Io preferirei parlare di quella sottile linea che divide la satira, anche la più aspra e cinica, dal cattivo gusto. È difficile non calpestarla, e, infatti, ci riescono in pochi.

GLI ADESIVI DI ANNA FRANK E LA SOTTILE LINEA CHE SEPARA SATIRA E CATTIVO GUSTO

Cos’è che ci ha fatto tanto arrabbiare quando Charlie Hebdo ha pubblicato una vignetta dedicata al terremoto in Centro Italia?

L’intento, chiaramente, non era quello di sfottere i morti, bensì il sistema rodato per cui gli appalti vengono dati a ditte mafiose che lavorano male, le case vengono costruite con la sabbia, e, all’arrivo di un terremoto manco troppo forte, esse crollano alla prima scossa.

A dar fastidio, in un momento di forte dolore, è stata l’impressione che non venissero rispettati i numerosi morti (che di colpe non ne avevano), che si fosse trattato l’argomento con poca sensibilità e con tempi troppo veloci, in modo poco opportuno.

Eppure dietro la vignetta di Charlie Hebdo (dura, cruda, amara, forse anche evitabile..) l’intento satirico era evidente: la presa in giro non era certo destinata alle vittime.

Cosa c’è di diverso nell’uso improprio dell’immagine di Anna Frank?

La risposta è semplice: il loro scopo, il fine per cui sono stati concepiti.

Non vi è alcuna denuncia sociale nello stampare adesivi con Anna Frank che indossa la maglia della Roma. Non vi è alcuna duplice lettura. Non è un’immagine che fa storcere il naso di primo acchito, ma poi, una volta ragionatoci su, fa anche riflettere: vengono sfottuti gli avversari e viene sfottuta una vittima (e, siccome Anna Frank è chiaramente diventata un simbolo, con lei vengono denigrate anche tutte le altre vittime). Il fine è prendere in giro, insultare.

La differenza sostanziale sta qui: la satira, piaccia o non piaccia, dovrebbe veicolare un messaggio importante, di critica sociale, portare il lettore a riflettere su un determinato argomento… allora si può parlare di intento satirico.

Questi adesivi non trasmettono alcun altro messaggio oltre a quello che: i tifosi della Lazio detestano quelli della Roma…e anche gli ebrei e i “froci”. E, per farlo, hanno deciso di fare un uso improprio di un volto che è diventato simbolo degli orrori vissuti dall’Europa durante la seconda guerra mondiale; otlrepassando così di netto la sottile linea che divide la satira (quella vera) dal cattivo gusto.

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