Discriminazione Razziale, Caporalato, schiavismo e sfruttamento della manodopera straniera, passando per le grandi inchieste di mafia capitale.
Il tema del lavoro solleva costantemente immense polemiche che spesso e volentieri vanno a proteggere e a favorire – talvolta inconsapevolmente – coloro che discriminano, accumulano denaro senza redistribuirlo equamente e sfruttano chi lavora.
Il Caporalato ovvero il vecchio e moderno schiavismo
Il lavoro dovrebbe essere unicamente uno strumento che consenta alle persone di vivere in maniera dignitosa assolvendo agli obblighi che vengono loro richiesti ma che non devono essere di tipo schiavistico.
Ieri e oggi invece i caporali sono soggetti che intimidiscono, prendono mazzette e tengono chi lavora sotto di loro con metodi terroristici e finalizzati al possedimento di un soggetto che se si ribella viene anche ucciso nella peggiore delle ipotesi. Questo fenomeno è sia razzista – quando viene agito su persone non italiane – sia discriminatorio – per quanto riguarda lavoratrici e lavorati italiani e non italiani – e punta a sfruttare manodopera a costo irrisorio, talvolta pari a zero, fregandosene nella maniera più assoluta non solo dei bisogni ma anche dei diritti del lavoro. Probabilmente senza i sindacati ogni luogo di lavoro potrebbe far spuntare caporali un po’ dappertutto, ma su questo non si riflette mai.
Discriminazione Razziale
Il razzismo si perpetua sopratutto quando a questo sono legati degli interessi economici, ecco perché è assurdo che persone sfruttate – di qualsivoglia provenienza geografica siano – se la prendano con altre persone sfruttate di diversa provenienza rispetto a loro. Invece che comprendere che chi è sfruttato dovrebbe solo unirsi perché dividendosi porge il fianco a persone che sfruttano e lucrano sulla pelle di chi è sfruttato e magari ha bisogno solamente di un luogo nel quale rifugiarsi perché scappa dalla miseria, da una guerra o dal terrorismo. Mafia Capitale in tal senso la dice lunga sullo sfruttamento di situazioni che definire di emergenza è anche sbagliato visto che sono una costante ormai da anni e che da sempre sono anche nido di interessi lucrativi.
Il Lavoro e la Discriminazione Razziale
Esistono due tipologie di discriminazione quando si parla di persone che entrano in un paese e non sono nate in questo. La prima è quella che si riconosce maggiormente come tale e che sostiene una teoria fuorviante:
Gli stranieri rubano il lavoro agli italiani
La seconda invece è più strisciante e da pochi viene considerata una forma di razzismo e la sintetizziamo come segue:
Devono essere resi produttivi per il nostro paese
Entrambe sono forme di razzismo. Le analizziamo meglio.
La prima non ha ragion di esistere perché in un sistema suddiviso per classi sociali gli sfruttati sono di qualunque razza e colore si viene sfruttati non solo per il colore della pelle o perché si esprimono le proprie idee ma perché si fa parte di una classe specifica quindi non sono altri sfruttabili che rubano il lavoro ma esistono – invece – dei capi che decidono chi, quando, a quanto e come una persona di una classe bassa deve lavorare.
Bisognerebbe attaccare i capi e non invece guardare ad altri sfruttati come nemici, i nemici stanno infatti da un altra parte e quelli non li attacca nessuno perché le persone preferiscono andarsi a raccomandare ad essi o ai loro galoppini per farsi sfruttare dal capetto di turno.
La seconda forma di discriminazione razziale è quella dell’apparente inclusività.
Apparente perché se si desidera includere innanzitutto si fa un discernimento a monte, tra includibile e non-includibile e il criterio a monte è dettato da ragioni che vadano a preservare lo stato di cose esistenti ovvero un economia che si basa sulle classi ove quella più bassa e lavoratrice è la classe immediatamente – e costantemente – sacrificabile. I criteri invece su cui si dovrebbe basare l’accoglienza e la possibilità di integrare dovrebbero essere altri, ma questo non è il tema di oggi quindi mi limito solo a dire ciò.
Conclusione
Come sosteniamo da sempre nelle nostre pagine, il razzismo e in generale la discriminazione razziale, non ha motivo di esistere ed è un fenomeno alimentato da chi intende creare divisioni tra le genti e i popoli che invece unendosi potrebbero sovvertire delle politiche e delle attività tese unicamente a far arricchire chi già di soldi ne ha molti e a sottrarre a chi ne ha pochi o per nulla, purtroppo però creare divisioni è quello che riesce meglio e le persone generalmente preferiscono trovare un nemico vicino piuttosto che ammettere che è alla radice che andrebbero cambiate le cose decidendo di non affidarsi ad un leader di turno e scegliendo invece di cambiare radicalmente la loro vita lottando. Ma fare ciò significherebbe rompere le catene invisibili che impongono nel mondo il binomio: servo-padrone e scegliere di essere liberi spesso è difficile per cui molte persone le amano quelle catene perché l’ebbrezza di prendersela con una figura di servo fa sentire loro meno dipendenti da quel binomio in quanto svantaggiati rispetto a chi da sempre comanda.