Discriminazione di genere sul lavoro: la testimonianza di Alessandra Hropich
di Alessandra Hropich
Per anni ho lavorato a stretto contatto con uomini potenti e molto noti. Incontrandoli per motivi professionali, chiedevo semplicemente una firma, una liberatoria, un impegno per partecipare a eventi pubblici come relatori o ospiti. Nulla di più. Ma spesso, in cambio, mi veniva chiesto molto di più. Amore, sesso, disponibilità immediata. Io ho sempre risposto no.
Non ero lì per cercare vantaggi personali né per offrire relazioni sentimentali. Non ero
un’ amante in attesa, né una dama di compagnia. Eppure, troppo spesso, quegli uomini importanti hanno provato a trasformare un incontro professionale in un’occasione privata, addirittura intima. Come se bastasse un loro nome famoso, una certa posizione sociale, per ottenere immediatamente ciò che desideravano da una donna. E come se io dovessi essere grata per quell’attenzione.
Mi sono ritrovata davanti a uomini ammirati dal grande pubblico, applauditi per i loro successi, eppure piccolissimi nella sfera privata. Quando si chiudevano le porte e restavamo soli, cadeva ogni maschera: appariva una parte nascosta, spesso squallida. E non mi riferisco solo alla nudità fisica. Parlo di un’anima piccola, abusante, vuota. La parte più meschina di uomini che in pubblico si mostrano come mariti, padri e professionisti esemplari.
Per oltre trentacinque anni ho taciuto. Ho incassato e custodito segreti indicibili, convinta che il silenzio fosse un segno di professionalità, talvolta perfino di dignità. Ma ero anche bloccata dalla vergogna. Dalla paura di non essere creduta. Di essere considerata io il problema. E così sono andata avanti, da sola, nel silenzio.
Ma oggi non ci sto più. Non voglio più proteggere chi ha abusato della mia discrezione. Perché quel no, quel semplice e rispettoso rifiuto, è stato pagato carissimo.
Quel no è stato punito con l’isolamento, con la perdita di opportunità lavorative, con porte chiuse in faccia. Non ho mai ricevuto lividi visibili, ma ho accumulato cicatrici profonde. Una violenza invisibile, silenziosa, difficile da dimostrare, ma devastante. Una forma di discriminazione che ti logora e ti spegne lentamente.
Oggi, con il mio libro “La doppia vita (segreta) dei VIP e non solo…”, rompo quel silenzio. Racconto le doppie vite di uomini che in pubblico predicano valori e in privato vivono tra contraddizioni, manipolazioni e abusi di potere. Racconto l’ipocrisia, i compromessi taciuti, le debolezze nascoste. E racconto la mia verità. Una verità fatta di no, di resistenza, di dignità.
Ho vissuto sulla mia pelle le angherie di uomini incrociati per lavoro che, messi davanti a un mio rifiuto, hanno reagito con violenza morale e ostracismo. Sono stata discriminata solo perché non mi prestavo a relazioni sul lavoro, e da lì in poi mi si faceva terra bruciata attorno. È una realtà ancora troppo presente: esistono categorie di donne ritenute “di minor valore” solo perché povere, nere o semplicemente perché non disponibili. E io sono stata discriminata, sempre, solo per il fatto di non essere interessata a “concedermi”.
Mi hanno esclusa, emarginata, allontanata da ciò che amavo di più: organizzare grandi eventi, creare reti, costruire connessioni culturali e sociali. Hanno tolto a me ciò che amavo, per punire la mia libertà. Ma non sono riusciti a togliermi me stessa.
Oggi parlo anche da esperta di sentimenti. Dopo anni di confidenze raccolte nella mia rubrica, nelle lettere ricevute, negli incontri discreti con uomini e donne che mi hanno raccontato la parte più segreta della propria anima, ho imparato a conoscere le emozioni nel loro lato più profondo e autentico. Ho ascoltato, per anni, in silenzio, il lato nascosto degli uomini: le loro paure, i loro desideri, le loro debolezze. Se non fossi stata la parte colpita, potrei dire di essere stata una sorta di confessore laico, una testimone delle emozioni umane più taciute.
Oggi mi metto a disposizione. Per raccontare tutto questo. Per offrire uno spazio di verità. Per restituire dignità a tutte le donne che, come me, sono state punite per un semplice, sacrosanto no.
Perché ci sono no che valgono più di mille sì. E ci sono donne che non devono essere zittite, ma ascoltate. E rispettate.
Chi è Alessandra Hropich
Biografia
Alessandra Hropich è una scrittrice, esperta di comunicazione efficace e sensibile ai diritti umani, con una solida formazione giuridica. Laureata in legge, ha scelto di accantonare l’aspirazione di diventare avvocato per dedicarsi completamente alla scrittura e alla comunicazione sociale. Da oltre quindici anni racconta storie vere e affronta con coraggio temi delicati e spesso trascurati.
Attraverso libri, articoli e interviste, tratta argomenti profondi come la disabilità, i disagi psicologici, le difficoltà affettive, i traumi relazionali, il bullismo, le discriminazioni. Lo fa con uno stile diretto, empatico e autentico, che riesce a raggiungere il cuore del lettore, offrendo conforto e consapevolezza.
Per il suo impegno nella diffusione di messaggi di solidarietà, speranza e sostegno alle persone in difficoltà, ha ricevuto un riconoscimento speciale dall’Accademia Culturale Internazionale Cartagine.
È curatrice della rubrica “La posta del cuore” sul giornale online www.cavalierenews.it, dove da anni accoglie le confidenze più intime dei lettori. Le sue risposte rappresentano uno spazio sicuro di ascolto, confronto e riflessione, in cui si affrontano anche temi legati all’identità, al rispetto, la libertà personale e il rifiuto di ogni discriminazione.
Alessandra partecipa regolarmente come relatrice a convegni su tematiche sociali e umanitarie, distinguendosi per la sua capacità di comunicare senza filtri e con profonda umanità. Le sue pubblicazioni, vere e toccanti, aiutano chi legge a sentirsi meno solo e più compreso.
Attraverso ogni pagina, ogni rubrica e ogni incontro, Alessandra Hropich si conferma una voce autorevole e profondamente umana nel panorama della comunicazione sociale, capace di aprire gli occhi e il cuore di chi la incontra.