In tema di discriminazione, che sia essa legata alla cultura, religiosa, omofoba etc…, la frase che su tutte andrebbe memorizzata nella mente di chi si accinge a discriminare qualcuno dovrebbe essere la seguente: Pensa prima di compiere un azione che può seriamente danneggiare chi ti sta vicino, e può farlo anche a lungo termine.
La spiegazione di Trauma Psicologico
Tratto da Wikipedia:
Il trauma psicologico si ha come conseguenza di un evento (o una sequenza di eventi) con caratteristiche tali da interrompere la continuità normalmente avvertita da un soggetto tra esperienza passata ed intenzionalità. Per essere chiamato “traumatico” l’evento deve produrre nell’individuo un’esperienza vissuta come “critica”, eccedente cioè l’ambito delle esperienze normalmente da lui prevedibili e gestibili. Il trauma (dal greco: “rottura”) è quindi un esempio di stress di gravità estrema, che minaccia l’integrità stessa della coscienza.
Il trauma rappresenta quindi uno o più impulsi, male assorbiti o scacciati senza essere affrontati che possono cambiare il corso degli eventi nella vita di una persona, ma anche lo stesso carattere e l’approccio alla vita della stessa. Tali eventi possono anche essere affrontati ma lasciano comunque degli strascichi.
Tempo fa in un altro articolo scrivevo che il fenomeno del mobbing può interferire negativamente anche nella vita della persona mobbizzata fuori dall’ambito strettamente lavorativo, compromettendone perfino i rapporti interpersonali generali – amicali o d’amore -.
La parola trauma deriva dal greco e significa rottura, un modo giusto – quest’ultimo – di considerare una portata così vasta che può essere elaborata o meno e scaturire anche da forme singole o prolungate di discriminazione.
La Discriminazione e il processo Traumatico
Abbiamo detto e visto quindi, che esiste una correlazione importante tra un evento che scatena un trauma e la discriminazione che può essere di diverso tipo.
Pensiamo quindi alla discriminazione come un qualcosa che può seriamente compromettere le azioni di qualcun’altro e farne scaturire delle problematiche ancora più grandi che rivestono un importanza significativa nella vita delle persone.
Rompere un percorso significa far accedere una persona a luoghi precedentemente inesplorati, ma ciò non avviene su una scelta consapevole e quindi motivata dalla necessità di un cambiamento che si è scelto, avviene sull’impulso al superamento di quell’evento. Esempi di questo sono:
- La rimozione
- La perdita del sonno
- L’incapacità a vivere i rapporti umani come lo si faceva prima dell’evento traumatico
- Il desiderio di vendetta che annebbia tutto il resto
- Accettare la misantropia come via percorribile
- L’accettazione dell’evento traumatico come una colpa personale
Tutte queste cose – assieme ad altre non citate – possono trasformare completamente una persona e portarla ad una vita privata della bellezza e di libertà. Vediamola una per una con degli esempi concreti e ricordandoci che è la cultura di appartenenza a consentire a qualcuno di prendersi il privilegio di discriminare qualcuno.
Rispetto al punto 1, quello della rimozione è un tipico atteggiamento psicologico, ci sono state donne discriminate in famiglia o violentate che hanno rimosso la violenza subita e sono state risvegliate da un ambiente o da una circostanza che aveva dei parallelismi con quella vissuta durante la discriminazione e/o la violenza subita, un doppio trauma perché presto o tardi una persona deve affrontare il problema, comunque pur rimuovendo queste persone cambiano il loro atteggiamento nella vita e vivono i rapporti in maniera errata a causa di ciò che hanno subito, non avviene sempre ma spesso avviene.
Rispetto al punto 2 – la perdita del sonno – è generalmente una conseguenza di singoli atti discriminatori molto pesanti e mal affrontati o può insorgere per reiterate forme di discriminazione, ovviamente non solo per questa ragione, ma anche per stress e affini ma noi oggi parliamo di discriminazione e a quella ci riferiamo quindi.
Il punto 3 lo abbiamo già visto nel punto uno per una specifica situazione legata alla violenza sulle donne, ma può valere anche per altre forme discriminatorie ovviamente, e compromettere i rapporti umani significa minare alla base e alla radice il senso dell’umanità, Baudelaire diceva che colpire la sensibilità di una persona è da considerarsi un delitto, non aveva torto a mio parere.
Il punto 4 è paradossalmente più raro dell’assoggetamento della persona traumatizzata a quelli che possiamo definire comportamenti da carnefice. Generalmente la ribellione è scarsamente contemplata, chi la esercita è una persona che sa ciò che vuole e non intende far dirigere la sua esistenza a qualcun’altro che non sia lei o lui stesso.
Per quanto riguarda invece la misantropia questa si verifica sia legata ad eventi traumatici sia ad eventi magari non traumatici ma comunque dolorosi o che sconvolgono l’equilibrio di una persona.
Sull’ultimo dei sei punti, quello relativo all’accettazione vissuta come una colpa personale mi viene in mente il problema delle donne che maltrattate si auto convincono che la colpa sia la loro, ma non avviene solo in casi di femminicidio, può avvenire anche sul lavoro, con il mobbing o in caso di rapporti interpersonali non più basati sulla sincerità e il rispetto ma sul binomio: dominat@ dominatrice-tore.
Il titolo di questo post è lampante e deciso, Cultura è Prevenzione purtroppo la maggioranza delle azioni discriminatorie infatti sono basate su una cultura errata che pretende di mettere un freno a persone e eventi che non rientrano in modelli precisi – conosciuti e seguiti .
E che quindi all’apparenza e nella mente di chi discrimina, possono compromettere lo stato di cose esistente. Quindi è dalla cultura che si deve ripartire per evitare disastri sugli altri.