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domenica, 22 Giugno,2025

Ius soli e ius culturae: il dibattito sulla cittadinanza ai figli di migranti in Italia

Introduzione

Ius soli e ius culturae sono due principi al centro del dibattito italiano sulla cittadinanza. In Italia, oltre un milione di bambini e ragazzi nati o cresciuti qui non sono riconosciuti come cittadini, pur vivendo pienamente nel tessuto sociale del Paese. È una situazione che crea disparità, tensioni e ingiustizie quotidiane.

In Italia si stima che oltre un milione di bambini e ragazzi nati o cresciuti nel nostro Paese non abbiano la cittadinanza italiana. Frequentano le nostre scuole, parlano italiano come lingua madre, tifano per la Nazionale, eppure vivono in una sorta di limbo giuridico. Il motivo? In Italia vige uno dei sistemi più rigidi d’Europa in tema di cittadinanza: lo ius sanguinis.

Il dibattito su una riforma in senso inclusivo e moderno, che introduca forme di ius soli o ius culturae, è acceso da anni. Ma cos’è esattamente lo ius soli? E lo ius culturae? Perché sono così importanti nel contesto attuale?


Che cosa si intende per ius soli?

“Ius soli” significa letteralmente “diritto del suolo”: è un principio giuridico secondo cui la cittadinanza è attribuita automaticamente a chi nasce sul territorio di uno Stato, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.

Questo principio è diffuso in Paesi come:

  • Stati Uniti
  • Canada
  • Brasile
  • Argentina

In Italia, invece, non è in vigore. Un bambino nato in Italia da genitori stranieri non ottiene automaticamente la cittadinanza, ma può richiederla solo al compimento del 18° anno di età, a condizione di aver risieduto “legalmente e ininterrottamente” dalla nascita.


Che cos’è lo ius culturae?

Lo ius culturae è un principio alternativo o complementare allo ius soli: attribuisce la cittadinanza ai figli di stranieri che abbiano completato un ciclo scolastico in Italia, o comunque un percorso di integrazione culturale e linguistica.

È pensato per quei bambini che:

  • Sono nati all’estero ma cresciuti in Italia
  • Frequentano regolarmente scuole italiane
  • Parlano la lingua
  • Condividono i valori costituzionali

È un modo per riconoscere l’appartenenza reale, non solo formale.


Il sistema italiano attuale: lo ius sanguinis

In Italia vige il principio dello ius sanguinis, ovvero “diritto di sangue”: si è cittadini italiani solo se almeno uno dei genitori è italiano.

Questo crea una discriminazione di fatto nei confronti di migliaia di giovani che, pur essendo nati e cresciuti in Italia, restano stranieri sul piano legale.


Impatti concreti sulla vita dei ragazzi senza cittadinanza

Chi non ha la cittadinanza italiana:

  • Non può votare alle elezioni
  • Non può partecipare a concorsi pubblici
  • Ha limitazioni nei tirocini formativi e nei viaggi
  • Può trovarsi a rischio di espulsione se ci sono errori burocratici

Il paradosso? Un ragazzo può sentirsi italiano in tutto, tranne che sulla carta d’identità.


La proposta di legge sullo ius culturae: che fine ha fatto?

Negli ultimi anni sono state presentate diverse proposte, in particolare:

  • La proposta di legge sullo ius culturae (2019) promossa dall’on. Giuseppe Brescia (M5S)
  • Le discussioni durante i governi Renzi e Gentiloni sullo ius soli temperato

Tutte, però, si sono arenate in Parlamento, a causa di:

  • Opposizioni ideologiche
  • Timori elettorali
  • Pressioni dei partiti sovranisti

Le bugie più diffuse sullo ius soli

❌ “Ci invaderanno tutti!”

Falso. Lo ius soli riguarderebbe solo chi nasce o cresce in Italia, non tutti gli stranieri nel mondo.

❌ “I genitori useranno i figli per ottenere la cittadinanza”

Falso. In tutte le proposte di legge italiane, la cittadinanza al figlio non comporta automaticamente quella per i genitori.

❌ “Non sono italiani davvero”

Falso. Parlano italiano, vivono qui da sempre, non conoscono altra patria.


Cosa dice l’Europa?

L’Italia è tra gli ultimi Paesi europei a non avere forme di riconoscimento automatico o facilitato della cittadinanza ai figli di migranti.

Paesi come:

  • Francia
  • Germania
  • Spagna
    hanno introdotto sistemi più moderni, che favoriscono l’integrazione.

Perché una riforma è urgente?

  • Diritti negati: migliaia di ragazzi vivono una condizione di precarietà giuridica
  • Discriminazione: si creano cittadini “di serie B”
  • Integrazione reale: la cittadinanza aiuta a costruire una società più coesa e democratica

Cosa possiamo fare?

  • Informarci e sfatare le fake news
  • Firmare e sostenere le petizioni per la riforma della cittadinanza
  • Dare voce ai giovani senza cittadinanza, anche online

Conclusione

Lo ius soli e lo ius culturae non sono “regali”, ma riconoscimenti. Riconoscere il diritto alla cittadinanza a chi è italiano nei fatti, significa rafforzare la democrazia e combattere le disuguaglianze. Rimandare ancora è un’ingiustizia che pesa ogni giorno sulla pelle di migliaia di bambini e ragazzi.

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