Bullismo, di per sé una tortura ma quando sfocia nella violenza sessuale è un crimine fatto e finito. Questa è la storia di Chiara e della sua verità, raccontata e spacciata per bugia.
Bullismo che sfocia in violenza: Chiara la vittima
Chiara ha 11 anni, frequenta la scuola ed h dei compagni bulli di cui è vittima, la prima violenza si svolge in questo ambito, due ragazzini la trascinano in un’aula, la spogliano e la palpeggiano.
Un paio di anni dopo la storia si ripete, dopo diversi atti di bullismo cinque ragazzi la catturano, la portano in una cantina e la violentano. Lei si confida con le amiche e la catechista ma tutti le danno della bugiarda.
Come se non bastasse, durante un intervallo Chiara viene filmata durante un aggressione ed il video finisce su youtube. I genitori sporsero denuncia ma nessun provvedimento fu preso, solo un richiamo per i bulli/violentatori.
Nonostante il supporto dei genitori e del centro antiviolenza, Chiara deve affrontare un’altra terribile situazione: viene marchiata come una facile, che c’è stata e se l’è cercata.
Bullismo che sfocia in violenza: il dramma della verità
Nonostante Chiara abbia cercato aiuto e si sia confidata non è stata creduta. Un caso di bullismo trascurato che si è però trasformato in violenza sessuale, un crimine esecrabile.
Dopo i fatti il tribunale dei minori di Milano ha disposto condanne pesanti, fino a 3 anni e mezzo per i quattro adolescenti all’epoca minorenni. Il quinto è in attesa della sentenza del Tribunale ordinario-Soggetti deboli in quanto maggiorenne.
Il Tribunale dei minori ha così commentato la faccenda:
«Rientra nella comune esperienza che, purtroppo ancora oggi una denuncia di violenza sessuale, nel caso in cui vittima e presunto autore si conoscono, spesso scatena a differenza che per gli altri reati la formazione di schieramenti opposti di sostenitori e detrattori dell’una o dell’altro. Spesso la vittima viene vittimizzata due volte, poiché dopo avere subito la violenza fisica dell’abuso subisce quella morale del sospetto, dell’insinuazione, della calunnia, potenti armi difensive dell’accusato e di chi gli è vicino avvelenano la quotidianità della persona offesa per un periodo ben più lungo della durata del procedimento giudiziario e a volte sono più forti degli stessi responsi delle sentenze».
E’ mai possibile che una donna/ragazzina che denuncia una violenza debba trovarsi senza motivo dalla parte del torto e non esser creduta?